GALLERIA SCHUBERT

Via Fontana 11

20122 Milano

 

 

MARIA MOLTENI

MOMENTI

                                  

Introdotta in catalogo da un saggio critico di Lorenzo Bonini

La Galleria Schubert, presso la propria sede di Via Fontana 11, 20122 Milano inaugura il giorno 21 Marzo 2006, alle ore 18.30 la mostra personale di Maria Molteni intitolata Momenti.

Il percorso professionale di Molteni è tracciato da studi scientifici, interessi per la psicologia, la musica e la scultura. Si è diplomata in pianoforte al Conservatorio di Parma e ha frequentato un ambiente riccamente artistico. Ha partecipato a esposizioni tematiche e collettive d'ambito nazionale e internazionale. È stata invitata alla "Biennale Internazionale dell'Arte Contemporanea" alla Fortezza da Basso di Firenze e ai Premi Nazionali di Foligno e Rivoli ove ha vinto il Primo Premio "Città di Rivoli".

Maria Molteni è stata influenzata nella sobrietà delle opere e nella sensibilità artistica da una figura famigliare: il suocero Angelo Casati, interprete del percorso evocativo della scultura italiana negli anni che decorrono dai Trenta ai Sessanta. Quando il suocero è scomparso, Molteni ha dato spazio al proprio genio creativo. Il suo universo di emozioni e pulsioni viene estratto e reso accessibile a tutti grazie alla modellazione di terra a grezzo e alla fusione in bronzo. I particolari vengono accentuati e attirano maggiormente l’attenzione grazie alle patinature che impreziosiscono le forma con sottili ed eleganti orlature dorate. In questo modo risaltano i giochi di contrasti luce-ombra e pieno-vuoto.

I significati nascosti delle sue creazioni si intrecciano in un insieme di aspetti che caratterizzano la mente umana: incomunicabilità, solitudine, inquietudine, frattura. Con spirali, labirinti, ondulazioni, cerchi concentrici vuole raggiungere il centro della materia, dandole vita. Il risultato dell’ indagine sull’esistenza è evidente: ci rimangono solo "Frammenti di non ritorno", "L’ impossibile", "L’inevitabile".

 

Galleria Schubert Dal 21 Marzo al 25 Aprile 2006

Via Fontana 11 Da lunedì a venerdì 11~19 continuato

20122 Milano

Ufficio Stampa

Tel: 02 54 10 16 33 www.schubert.it

Fax: 02 54 10 16 14 schubert1@interfree.it



Dal catalogo della mostra

MARIA MOLTENI

Momenti – Palpiti –Tumulti

Saggio di Lorenzo Bonini

                                  

La ricerca interiore, il desiderio di fermare attimi appartenuti alla sfera dei ricordi e di rappresentare le istanze del presente, muovono le sculture verso significazioni che, al di là delle forti caratteristiche informali, evocano nell’osservatore momenti scanditi via via, da profonde prostrazioni, da tumulti vitali, da delicate intimità, dalla scansione melodica di un brano musicale, dalla frammentarietà di un soffio di vento, dall’imprevedibilità di un pensiero non motivato.

Protagoniste di questa sfera emotiva sono anche le ombre, a volte drammatiche, a volte impregnate di suggestioni liriche, incavando ove già ha operato l’artista e conferendo alle opere consistenza.

L’immaterialità delimita e segna, traccia un confine netto fra sé e il visibile, in un gioco di vuoti e di pieni, d’ambiguità, certezze d’essere o non essere, amare apertamente o segretamente senza mostrarlo, un inconscio desiderio che continuamente si sottrae, come ben raffigurato anche dai titoli assegnati alle opere: "L’impossibile" "L’inevitabile" "Malinconia" "Frammenti" "Frammenti paralleli". Nelle opere, invece, con basamento si discernono rimandi ad un concetto rituale del sublime attraverso le ardenti calde tonalità dei bronzi "Verso ciò che resta".

In Maria Molteni l’organizzazione dello spazio conduce ad un’evoluzione plastica, che è di solito globulare e flessuosa, quasi a svelare stati d’animo intimisti, ma soprattutto rivelatori di spinte verso l’essenza e la spiritualità della materia, corale e armonica come un concertato di voci. Le opere assumono spontaneità e genuinità ludiche, vivide e dense d’empatie creative al punto da conferire quel quoziente inafferrabile, che le rende aperte ad una dialettica d’evasione fantastica, libera da vincoli di mercato. Lei opera con umiltà, conscia che saranno poi le sue opere a trasmettere ciascun elemento di travaglio e di creatività che le ha generate. Sculture simbolo d’insegnamenti che ci faranno partecipi dell’intero racconto degli impulsi emotivi, che non hanno nulla di ermetico grazie anche alle tonalità delle patine usate. Espressione di un sentimento improvviso capace di individuare le condizioni liriche nella sfera dei ricordi e del quotidiano.

Solo quando un artista ha forza e midollo, è capace di esprimere in maniera così intima, ciò che noi tutt’al più pensiamo e immaginiamo soltanto. Quando lo vediamo compiere con risoluta fermezza ogni passo creativo che rappresenti i propri attimi felici o amari che siano, con condotta coerente ai soggettivi sentimenti, grande è la mia soddisfazione, lo affermo con gratitudine e felicità: se quelle incertezze e quei sentimenti contrastanti, sono entrati o entreranno nei vostri cuori portandovi un’amorevole angoscia, sarete in perfetta armonia con l’arte di Maria Molteni.

Momento critico del critico

Milano lì, ore 2:45 notte umida senza stelle, presto calerà la nebbia, guardo fuori attraverso l’inferriata dello studio seminterrato e non riesco a scorgere il muro di cinta del giardino.

Mi sento in basso, pigiato dalla città, che dorme in questa nostra notte lombarda, la sento tirare il fiato, mentre riposa profonda, penetrante e opprimente. La gamba incidentata tanti anni or sono mi duole, presto sopraggiungerà l’inverno, un brivido di freddo corre lungo la schiena decido di alzare un pò il riscaldamento autonomo, la luce fioca della lampada da tavolo illumina tra i libri appoggiati sulla scrivania le venature del legno di rovere rovinate dall’uso…o forse dal tempo? Dal tempo…dal tempo! Esclamo tra me e la mia solitudine. Accendo una sigaretta Nazionale Esportazione senza filtro, una classica importante per chi frequenta il fumo nazionale. Tiro, ispiro e lo soffio fuori con impeto attraverso le labbra racchiuse a margherita e, penso alle sculture che nel pomeriggio ho visto all’oratorio di Sant’Ambrogio; un altro tiro ancora, ma questa volta non lo sbuffo fuori, lo lascio libero di uscire da solo, in maniera naturale dalle labbra socchiuse: "Sono un democratico io, voglio vedere che percorso sceglie di fare".

Trapela, fluisce si diffonde, allontanandosi libero sale lungo il viso, sconfina all’altezza degli occhi offuscandomi la vista, l’occhio destro mi lacrima: " Cazzo! Ma non è il fumo, forse è una quantità minima di tristezza?" Che in quel puntuale batter d'occhio mi prese, propagandosi nel pensiero, oppure è l’angoscia, provocata dalla città distesa che me la sentivo pressare addosso, accartocciandomi l’anima: La mia solitudine per mezzo di reminiscenze mi ribatteva "Non ti abbandonare vecchio sognatore e stai attento la sigaretta è quasi finita, ti scotterai le dita, guarda la cenere e caduta sulla fotografia della scultura Orgasmo! A questo punto ricominciai ad osservare le fotografie delle opere avute tramite la posta elettronica da Andrea. Ora devo assolutamente scrivere per non abbandonare quella piccola quantità di vita, che si perde obbligatoriamente senza discussioni, ogni volta che non hai capacità creativa: un saggio, un testo critico non violento, una poesia visiva, e quant’altro mi sarebbe passato per la testa avevo l'obbligo compierlo.

Quella notte fu un momento critico per il critico, lo devo confessare, determinazione e tenacia mi hanno tolto dall’impasse creativa. Ora attraverso la combinazione delle parole di questo breve saggio può restituire i momenti riservati, gli attimi inafferrabili dei palpiti e dei tumulti, che Maria Molteni ha saputo instillare nelle sue sculture. Tutto ciò è successo a Milano alle 3:46 in una notte umida senza stelle,dove la nebbia cominciò ad alzarsi tardi, cedendo al manifestarsi della sagoma del muro di cinta del giardino avvolta nell’edera tenebrosa. Accesi un’altra sigaretta, mi stirai le braccia e le gambe indolenzite, riguardai fuori, sentii la città respirare riposava profondamente, dormiva intanto che noi avevamo viaggiato in lungo e in largo in un notturno di una notte lombarda; con una metropoli, altolocata, torreggiante, sovrastante, emancipata, settentrionale, metafisica pulsante, che continua a stringermi fatalmente in un’altra lunga notte dei poeti.

Milano lì 7.11.05 ore 3:46 di una notte umida con una nebbia che tardava ad alzarsi. L.B.